Quantcast
Channel: VINI AL SUPERMERCATO
Viewing all 260 articles
Browse latest View live

Damarino Sicilia Doc Bianco 2014, Donnafugata

$
0
0
E' solo uno dei tanti "volti del vino" che la casa vitivinicola siciliana Donnafugata cerca di conferire ai suoi prodotti. Damarino, ovvero la fusione tra un tralcio di vite, il suo grappolo, e il viso di una donna. La prosperità della natura e la grazia della femminilità. E di fatto Damarino Sicilia Doc Bianco 2014 Donnafugata è un vino ammiccante. Semplice, pur nella sua profonda essenza. Nel calice l'uvaggio Ansonica (Inzolia), in blend con una piccola percentuale di vitigni autoctoni, si presenta di un giallo paglierino intenso. Al naso è ricco e avvolgente: la frutta a polpa bianca (pera, pesca) si fonde con note agrumate più austere, mitigate da sentori floreali di zagara e vegetali di macchia mediterranea, che ricordano la fresca salvia. Al palato la freschezza la fa appunto da padrona, nel ripetuto rincorrersi tra le note fruttate, agrumate e vegetali già percepite all'olfatto. Di buon corpo, nonostante la leggera alcolicità, Damarino Sicilia Doc Bianco 2014 Donnafugata si rivela rotondo, secco ed equilibrato. Intenso, mediamente fine e sufficientemente persistente, ha uno stato evolutivo maturo e si presta a una consumazione entro i tre anni dalla vendemmia. Ottimo come leggero aperitivo, Damarino si abbina a piatti non troppo elaborati di pesce, per esempio bollito.

LA VINIFICAZIONELe uve Ansonica, conosciute anche con il nome di Inzolia, costituiscono la base prevalente del blend, profondamente legato al territorio siciliano. Le viti crescono nei vigneti Donnafugata situati nella Sicilia sud-occidentale, più precisamente alla Tenuta di Contessa Entellina e nei territori limitrofi, a un'altitudine che varia tra i 200 e i 600 metri sul livello del mare. I suoli sono di tipo franco-argilloso, ricchi in elementi nutritivi come potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco. La vite viene allevata col sistema della controspalliera, con pali in legno e fili in acciaio e potatura a cordone speronato, lasciando da 6 a 10 gemme per ogni pianta. La densità varia dalle 4.500 alle 6 mila piante per ettaro, con rese di circa 85 quintali (1,7 kg per pianta). L'Inzolia, in occasione della vendemmia 2014, è stata raccolta nella seconda decade di settembre. La fermentazione è avvenuta in acciaio, alla temperatura di 14-16 gradi. Il vino è poi affinato in vasche d'acciaio e in bottiglia per almeno due mesi, prima di essere commercializzato.

Prezzo pieno: 7,40
Acquistato presso: Carrefour

Fiera Pessima 2016 ospita Bruno Vespa vignaiolo e ''quasi cittadino'' di Manduria

$
0
0
C'era anche Bruno Vespa , ospite ed interlocutore al convegno sul vino di venerdì alla ''Fiera pessima'' 2016 di Manduria. Dal 2014 infatti il noto giornalista è entrato a far parte della categoria dei vignaioli con la sua azienda Futura 14 e il suo marchio ''Vespa Vignaioli per passione''. Nel luglio del 2015 ha acquistato la masseria Li Reni a Manduria, tenuta nella quale saranno impiantati 12 ettari di Primitivo. Nonostante le origini abruzzesi e le pressioni del governatore della Regione Abruzzo, Bruno Vespa ha scelto per la seconda volta la Puglia. Un amore nato già tempo fa: il giornalista era infatti socio, con altre tre persone della masseria Cuturi, società che ha abbandonato in seguito a scontri di visione sulle strategie. La migliore società è fatta da un numero di soci dispari e il numero deve essere minore di tre si usa dire: questa volta il giornalista ha scelto di correre quasi in solitaria, condividendo solo con i due figli l'enoica impresa. ''Coltiverò solo vitigni autoctoni'' ha dichiarato il giornalista che ha anche annunciato il lancio di un vino rosato che denominerà ''FlaRo'', in onore delle due tenniste pugliesi Flavia Pennetta e Roberta Vinci.

Non c'è tempo da perdere per Bruno Vespa: ''Girando fra gli stand della Fiera, ho appreso che a Manduria si è iniziato ad imbottigliare il vino nel 1970. Nel 1975 è stata creata la denominazione ad origine controllata. Poi tutto è caduto nel dimenticatoio sino al 1998. Pensate a quanto tempo si è perso. Ma gli errori del passato ora diventano opportunità del futuro''. Negli anni 80 infatti anche un'azienda di Manduria era stata coinvolta nello scandalo del metanolo, ma è proprio dalla presa di coscienza che ne è seguita che è nato un grande vino, il Primitivo di Manduria e in generale il vino italiano ha raggiunto livelli di eccellenza. ''Avrei potuto fare il commerciante dei vini: li avrei acquistati, avrei apposto il mio nome e li avrei immessi nel circuito commerciale, invece ho scelto di produrli, con la speranza di raccontare il mio vino nel mondo'' ha affermato Vespa. A Fiera Pessima 2016 nessun plastico, fortunatamente, della tenuta che diventerà anche relais vista vigne, solo tanta gioia da parte del giornalista per l'ottenimento dei permessi edilizi e per la promessa della cittadinanza onoraria.

Merlot Doc Lison Pramaggiore Tenuta del Giaj 2015, Le Carline

$
0
0
Vino ''eticamente corretto'' il Merlot Doc Lison Pramaggiore Tenuta del Giaj prodotto dall'azienda agricola Le Carline di Pramaggiore presente con due rossi e due bianchi sullo scaffale del supermercato. Biologico, vegano e senza solfiti il tris di aggettivi a corredo del prodotto. Certamente questo tipologia di vino risponde ad una richiesta di mercato, che seppur ancora di nicchia, si sta facendo sempre più strada nella nostra cultura. In particolare, la caratteristica di essere un vino adatto a chi segue un regime alimentare vegano, non passa inosservata in un supermercato ''generico'' e non specializzato, ragion per cui è finito sotto la nostra lente di ingrandimento.  Vediamo dunque come si presenta il Merlot Doc Lison Pramaggiore Tenuta del Giaj,  vendemmia 2015 nel nostro calice. Condicio sine qua non prima di berlo: richiede di essere aperto  due o tre ore prima, passaggio imprescindibile per apprezzarne la beva. Appena aperto sembra avere un sentore acre,  quasi ''acetico'', che sparisce nel giro di poco. Abbiamo annusato in tempi diversi  e fatto dei mini sorsi prima di riuscire ad comprenderne le qualità  olfattive e gustative. Già dopo un'oretta, il Merlot Doc Lison Pramaggiore Tenuta del Giaj prodotto dall'azienda agricola Le Carline prende vita e si rivela un vino totalmente diverso. Finalmente lo spettro olfattivo si delinea anche se resta pressoché semplice: vinoso con leggeri sentori fruttati ed erbacei. Al gusto è di corpo medio, caldo ''meno'': sembra leggermente vivace, rotondo e secco. Un vino fresco, leggermente sapido e giustamente tannico. Nel complesso è equilibrato,  leggero con una gradazione del 12% di alcol in volume, un vino tranquillo da tutto pasto che si fa bere con piacevolezza. Il Merlot Doc Lison Pramaggiore Tenuta del Giaj dell'azienda agricola Le Carline è un vino, dunque, che impiega un po' a carburare il che potrebbe essere di difficile interpretazione per i consumatori più impazienti.  Detto in parole povere non è il classico vino chiavi in mano o da ''colpo di fulmine'', richiede una conoscenza primaria minima prima di rendersi interessante. Sicuramente ha un ottimo rapporto qualità prezzo in un segmento di mercato che risulta quasi sempre poco accessibile. Si consiglia di consumarlo entro due giorni dall'apertura e dobbiamo ammettere che al pasto successivo risulta pure migliore al palato. E' un vino adatto ad arrosti, fritti ed umidi, carni bianche e rosse oppure da abbinare a salumi e da giovanissimo anche alla frittura di pesce.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve 100% Merlot nella zona Lison Pramaggiore secondo le regole del reg.UE203/2012 per il vino biologico e con il disciplinare per la certificazione dei prodotti destinati ai consumatori vegetariani e vegani. Il prodotto è quindi frutto della sola fermentazione del succo di uva senza aggiunta di alcun additivo. Dopo il raccolto le uve vengono pulite e raffreddate e le bucce macerate in via dinamica con follatura tradizionale. La fermentazione avviene a temperatura controllata. Dopo la malolattica e il contatto per alcuni mesi con la propria feccia fine, il vino viene illimpidito e conservato a temperatura controllata in acciao prima di essere imbottigliato. La linea di prodotti a marchio ''Tenuta del Giaj'' raggruppa i vini destinati ai negozi della Grande Distribuzione Organizzata. Giai è una frazione di Annone Veneto, una delle Città del Vino facenti parte dell'area Doc Lison Pramaggiore insieme alla stessa Pramaggiore, San Stino di Livenza e Portogruaro, dalla quale provengono  parte delle uve biologiche utilizzate. Dal 1988 l'azienda agricola Le Carline di Pramaggiore produce vini biologici e dal 2010, per seguire la crescente richiesta  di consumo di alimenti senza sostanze chimiche, ha investito anche nella linea senza solfiti, sostanza che crea una vera e propria intolleranza in alcuni soggetti. Un'azienda, Le Carline, che ha collezionato già una serie di riconoscimenti regionali, ma anche internazionali.
 
Prezzo pieno: 5.90 euro
Acquistato presso: U2/Unes

Vini al supermercato, crescono le vendite nella Gdo italiana: Nero d'Avola, Vermentino e Trebbiano al top

$
0
0
Torna a crescere il volume e il valore delle vendite di vino nei supermercati italiani. Aumentano anche i prezzi medi, mentre la pressione promozionale rimane invariata. Sono queste le prime anticipazioni dell'istituto di ricerca Iri, in vista di Vinitaly 2016. Tra i vini più venduti d'Italia crescono Nero d'Avola, Vermentino e Trebbiano. Passerina, Valpolicella Ripasso e Nebbiolo sono gli outsider. Bene anche gli spumanti e il vino biologico. Dopo anni di stasi, insomma, si registra una crescita più decisa
delle vendite di vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione organizzata (Gdo), sia in volume che a valore. In attesa della 50° edizione di Vinitaly, che si terrà a Verona dal 10 al 13 aprile, Iri ha elaborato in esclusiva per Veronafiere i dati sull'andamento di mercato nel 2015. Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%. "Una crescita doppiamente positiva - ha commentato Virgilio Romano, Client Solutions Director di Iri - perché non è stata stimolata né dalla crescita promozionale né da prezzi in calo. La pressione promozionale, infatti, rimane su livelli alti ma inalterati rispetto all'anno precedente, mentre i prezzi sono in aumento: i vini a denominazione di origine, ad esempio, hanno prezzi medi in crescita dell'1,9%. Dopo un lustro di assenza, la crescita contemporanea di volumi e valori ci lascia ben sperare per gli anni futuri". Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila.

"IL CONSUMATORE E' PIU' MATURO"
"A poco più di un mese dal via del 50° Vinitaly  - spiega Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere - si tratta di anticipazioni che fanno ben sperare in una crescita più strutturale del mercato interno del vino. Da sottolineare il continuo aumento delle vendite a valore, segno che il consumatore è più maturo: ricerca e sceglie la qualità. Si tratta di una strada che con Vinitaly abbiamo sempre sostenuto e promosso a livello commerciale e culturale, nelle nostre iniziative e negli incontri b2b tra Gdo, aziende e buyer". Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore. Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume. Si fanno notare le performance del Nero d'Avola (+4,6%), del Vermentino che cresce dell’8,5% e del Trebbiano (+5,6%). Tra i vini "emergenti", cioè quelli che hanno fatto registrare nel 2015 un maggior tasso di crescita, il primo posto va alla Passerina marchigiana, con una progressione del 34,2% che va a bissare il successo registrato negli anni scorsi dal Pecorino (Marche e Abruzzo), classificatosi stavolta 3°. Due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro. Da notare la seconda posizione del veneto Valpolicella Ripasso e la quarta posizione del piemontese Nebbiolo, che costano mediamente 7,69 euro il primo e 5,91 euro il secondo, a conferma che le crescite si leggono anche su vini importanti in termini di prezzo e di complessità. La ricerca completa verrà presentata nel corso della tavola rotonda su vino e grande distribuzione che si terrà a Vinitaly lunedì 11 aprile, alle ore 10.30 nella sala Vivaldi del PalaExpo, con la partecipazione di produttori e distributori.

Caramelle al Prosecco: la bufala del sequestro di Scotland Yard

$
0
0
Non si arresta la vendita delle Prosecco Gummies, nonostante le rassicurazioni del Consorzio Prosecco Doc. Le caramelle a forma di orsetto al gusto Prosecco sono tuttora in vendita nel Regno Unito, in una catena di grandi magazzini con base a Londra. Ma c'è di più. La casa produttrice, il negozio di dolciumi londinese SugarSin, letteralmente "Peccato di zucchero", assicura che "entro primavera sarà in grado di spedirle in tutta Europa". Per far luce sull'ennesimo scandalo che riguarda le bollicine venete è bastata un'email, inviata da vinialsupermercato.it a SugarSin, fingendoci un ingenuo cliente interessato all'acquisto delle Prosecco Gummies (vedi foto sotto). "Buongiorno - scriviamo - vorremmo sapere quanto Prosecco c'è nelle vostre caramelle? E' il vero Prosecco italiano o è inglese? Perché le caramelle non sono alcoliche, se contengono Prosecco? Grazie molte". Sugar Sin abbocca all'amo. E ci risponde così, pochi minuti fa: "Ciao Davide, grazie per l'email. Le caramelle sono fatte con vero Prosecco italiano, però l'alcol evapora durante la fase di produzione. Produciamo queste caramelle in Germania. Cordiali saluti, Josefin". Le caramelle in questione risultano tuttavia attualmente out of stock, ovvero terminate, sul sito Internet SugarSin. Un effetto del sequestro effettuato da parte di Scotland Yard? Forse. Le forze dell'ordine inglesi si sarebbero mosse, secondo quanto riferisce l'ufficio stampa del Consorzio Prosecco Doc, già sul finire dello scorso anno, "in seguito alla segnalazione dei tre consorzi del Prosecco, in concerto con il Ministero dello Sviluppo Economico italiano, Interpol, Europol e Agenzia Internazionale delle Dogane". Eppure, la risposta di SugarSin è di tutt'altro tenore. "We are aiming to have new stock - assicura sempre la diligente Josefin - in within the next two weeks". Ovvero: "La merce sarà nuovamente a disposizione entro le prossime due settimane". "At the moment we only ship within the Uk but are hoping to include the rest of Europe later this spring. Would you like me to email you once this is in place?". Tradotto: "Al momento le spediamo solo nel Regno Unito, ma speriamo di includere il resto dell'Europa entro la prossima primavera". Che dire? Il mercato del Made in Italy tarocco, funziona. Eccome. A suon di 6,50 sterline a pacchetto. Spedizione esclusa.

 

Nobile di Montepulciano, nuovo logo in passerella al Prowein di Dusseldorf

$
0
0
Tutti pazzi per il nuovo brand del Consorzio del Vino Nobile. Il restyling del grifo è piaciuto anche al mercato tedesco, ma non solo, che in questi giorni alla Prowein di Dusseldorf ha avuto il piacere in anteprima di vedere il nuovo logo campeggiare sullo stand consortile di una delle fiere di riferimento in Europa anche per il vino italiano. "Possiamo dirci più che soddisfatti di questa prima uscita fieristica dell'anno - commenta Andrea Natalini, presidente del Consorzio del Vino Nobile - per un mercato, quello tedesco che già nel 2015 è tornato a crescere, ma che per l'anno in corso sta già dando degli ottimi risultati già a partire da questo primo trimestre". A Dusseldorf il Consorzio è stato presente anche quest’anno con uno stand che ha raccolto alcune aziende in forma diretta e la denominazione al completo presso il banco d'assaggio preso letteralmente d'assalto da operatori principalmente del mercato Mitteleuropeo, ma non solo dal momento che la Prowein è storicamente una fiera aperta al trading internazionale. Tre giorni di grande lavoro con centinaia di contatti diretti pronti a scoprire le ultime annate in commercio da poco presentate all'Anteprima del Vino Nobile, il Nobile 2013 e la Riserva 2012.
 
IL NUOVO LOGO
E in attesa di sfoggiare nell'appuntamento italiano dell'anno, il Vinitaly di Verona, a Dusseldorf il Consorzio del Vino Nobile si è presentato con il nuovo brand, derivato dal lungo processo di "restyling". Il nuovo "sigillo" che accompagnerà i prossimi anni l’immagine coordinata del Vino Nobile è ancora il simbolo di Montepulciano, il grifo, proposto sotto un altro aspetto, ovvero seduto sopra la città, Montepulciano, a salvaguardia di questa, ma con le ali spiegate, pronto a spiccare il volo, così come ha fatto negli ultimi anni il suo vino. Proprio quello tedesco è il mercato dove il grifo, il Vino Nobile, è volato più in alto nel corso del 2015. La Germania infatti torna a crescere del 3 per cento con il 46% per cento del totale della quota esportazioni e resta il primo paese per le vendite del Nobile. Strepitosa performance anche per la Svizzera (+7%) che con il 17 per cento rappresenta un importante sbocco. Il dato più significativo arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano un + 10% nel 2015 arrivando a rappresentare il 20 per cento dell’export del Nobile. Successo anche per i mercati asiatici ed extra Ue con oltre il 7 per cento delle esportazioni. In linea con gli ultimi anni dunque anche il 2015 si conferma anno dell’export con una quota destinata all’estero pari all'80 per cento di prodotto, mentre il restante 20% viene commercializzato in Italia. A proposito di mercato nazionale le principali vendite sono registrate in Toscana per il 47%, dato al quale si aggiunge il 19 per cento delle vendite al Centro. Al Nord è stato venduto il 16% del totale, mentre è cresciuta del 4% toccando quota 17 per cento, la vendita diretta in azienda.

Rosso Igt Veneto Antale, Natale Verga

$
0
0
E' ottenuto da uve lasciate appassire leggermente il Rosso Igt Veneto Antale Natale Verga. Stiamo parlando della linea top di gamma della casa vinicola di Cermenate (Como), denominata appunto Antale: quella che racchiude i vini destinati "ai palati più esigenti", da abbinare alle portate più complesse della tavola. E in estrema sintesi non possiamo che definire Rosso Igt Veneto Antale di Natale Verga un ottimo prodotto per qualità prezzo, in linea con le politiche aziendali di questo colosso italiano della vinificazione. Passiamo dunque il vino sotto la nostra lente di ingrandimento. Nel calice si presenta di un rosso rubino intenso, poco trasparente. Al naso è intenso, schietto, fine. Sottile, fa registrare note pressoché fruttate mature, tendenti alla confettura: prugna, ciliegia, in un sottofondo di vaniglia. Al palato troviamo rispondenza delle note fruttate, con una più accentuata vena austera ed elegante che ricorda il caffè e il cacao amaro, oltre alla vaniglia. Il Rosso Igt Veneto Antale Natale Verga è vino di corpo in quanto a struttura, di alcolicità calda (14%) ma non per questo fastidiosa, di rotonda morbidezza. Secco, fresco e sapido, si presenta giustamente tannico e decisamente equilibrato. Una volta deglutito si mostra intenso, mediamente fine e sufficientemente persistente: un buon quadro retro olfattivo, insomma. Perfetto l'abbinamento con primi, secondi e formaggi saporiti, anche se offre il meglio di sé con la carne, specie se alla griglia o in arrosto.

LA VINIFICAZIONE
Il Rosso Igt Veneto Antale Natale Verga, come detto, ha il suo segreto nella raccolta leggermente tardiva delle uve Corvina, base tra l'altro di grandi vini rossi veneti come l'Amarone della Valpolicella, anch'esso ottenuto mediante preventivo appassimento degli acini. La fermentazione, indotta da lieviti selezionati, avviene a cappello emerso in vasche d'acciaio e si esaurisce in 14-15 giorni. Il processo si conclude con una macerazione che dura dai 10 ai 15 giorni. A dicembre il vino viene sottoposto alla fermentazione malolattica e trasferito in tonneaux di rovere francese, ove resta a maturare per 3 mesi. Dopo più di un secolo di attività, oggi alla quarta generazione, la casa vinicola Natale Verga Spa è una delle più presenti nella grande distribuzione organizzata italiana, con una vasta gamma di prodotti a marchi propri e private labels.

Prezzo pieno: 5,69
Acquistato presso: Il Gigante

A Roma torna Enotica: vino ed Eros dal 18 al 20 marzo

$
0
0
Tutto pronto a Roma per la VI edizione del Festival del Vino e della Sensualità, ''Enotica'', evento dedicato al connubio immortale tra Vino ed Eros. Un percorso sensoriale alla scoperta del piacere della condivisione di un bicchiere di vino che si articolerà tra le Centocelle del Forte Prenestino, centro sociale occupato ed autogestito dal 1986. La manifestazione, organizzata
dall'enoteca del centro sociale nata nel 2008, prosegue il percorso avviato nel 2004 con l'organizzazione della prima edizione di Terra e Libertà Critical Wine, figlia dell'incontro tra Luigi Veronelli enologo anarchico e i movimenti da sempre sensibili ai problemi della terra, dell'agricoltura e dell'ambiente. L'appuntamento è dal 18 al 20 marzo. Non un vino qualunque e commerciale, ma il vino critico degli artigiani del vino. Produttori di vino naturale, biologico o biodinamico, non filtrato, frutto di colture virtuose. Realtà agricole che hanno scelto di operare con logiche distanti da quelle delle produzioni agricole di massa. Un'occasione, quella di Enotica, non solo per i consumatori più avvezzi o gli habitué, ma anche per i più scettici per avvicinarsi a questa tipologia di vino che va spiegato per essere compreso ed eventualmente apprezzato.  Non aspettatevi sommelier in livrea con taste de vin, ma solo contadini genuini portavoce di questo ''sovversivo'' nettare. Oltre al vino, cibi biologici e biodinamici prodotti della stessa filosofia e tanto divertimento con proiezioni cinematografiche, concerti, dj set, spettacoli di cabaret e mostre, solo per chi è disposto a lasciarsi andare.

Quando il Negramaro si fa vegano: arriva il ''Vegamaro''

$
0
0
Non potevano scegliere che il Prowein 2016, le Cantine Feudi di Guagnano di Lecce. Una delle fiere più importanti al mondo per lanciare con orgoglio il loro primo vino vegano. Si tratta di un doppio primato in realtà, visto che il ''Vegamaro''è addirittura il primo vino vegano  ad essere prodotto da uve Negroamaro in purezza.  Un vino concepito anche nell'ottica della eco sostenibilità grazie al tappo bio, riciclabile al 100% realizzato con materiali rinnovabili d’origine vegetale. Grande soddisfazione per Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia. ''E’ grazie ai produttori di così alto livello che la Puglia è diventata la capofila di questo ''rinascimento del vino''. Si tratta di un patrimonio di innovazione e competitività acquisite che va tutelato dagli attacchi dell’agro pirateria che colpisce anche la Puglia ed i nostri vini sono a forte rischio imitazione. Ecco a cosa servono i marchi di qualità, a difenderci dagli attacchi dei falsari e a valorizzare la tipicità e la localizzazione del prodotto'' ha dichiarato Cantele. Feudi di Guagnano, dal 2002, ha recuperato gli antichi vigneti di famiglia tutti autoctoni tranne uno. Il negramaro è la loro specialità:  oggi sono una realtà vitivinicola di 30 ettari vitati, 200.000 bottiglie per 18 mercati. 15 i vini prodotti ai quali si aggiunge ora il ''Vegamaro'', prodotto salentino igp che si va a collocare in un mercato in crescita. I vegani italiani, secondo una ricerca dell'Eurispes diffusa a Gennaio 2016 rappresentano con i vegetariani l'8% della popolazione. L'industria del vino si sta affacciando sempre più a questo mercato: una buona opportunità considerata anche la proliferazione dei locali e dei ristoranti destinati a questa tipologia di consumatori. Gli osti saranno certamente lieti di aggiungere alla loro carta dei vini anche uno dei prodotti più apprezzati del Salento.
 

Gdo, La Scolca ed Esselunga: da Gavi parte la rivoluzione "Cortese" del vino al supermercato

$
0
0
Nella sala del biliardo trasformato in tavolo per gli incontri formali, si respira aria di cinema e teatralità. Una serie di lastre di vetro consentono di poggiare registratore, taccuino e penna a pochi centimetri dal tappeto verde. Oggetti che paiono così come sospesi. In una stanza che trasuda storia, dignità, orgoglio. Corrado Cavallo, direttore dell'azienda agricola La Scolca, ci accoglie volentieri, senza appuntamento. E non si risparmia, in una chiacchierata
in cui i minuti scorrono e scorrono le ore. Senza che neppure ci si accorga. Siamo a Gavi, in provincia di Alessandria, Piemonte. Negli uffici di un'azienda che dell'omonimo vino bianco, il Gavi Docg, ottenuto dall'autoctono vitigno Cortese, è stata ed è portabandiera nel mondo. Un riferimento globale di un uvaggio sottovalutato, bistrattato e poco conosciuto - almeno dal grande pubblico - in Italia. Ma che nel mondo gode di grande considerazione. Quarantasei ettari di vigneti per La Scolca, che salgono a 52 totali, se si considerano quelli dei fornitori d'uva esterni. Sempre gli stessi, da quattro generazioni. E una Tenuta dominata da una Torre antica, che ricorda a tutti il significato del toponimo Sfurca: "Guardare lontano". Su quella che un tempo era la collocazione ideale per una vedetta militare, in cima a una collinetta che domina una vallata in cui l'orizzonte è dipinto ad olio dai vigneti, tra il 1917 e il 1919 Giovambattista Parodi pose le basi dell'azienda agricola attuale, oggi guidata da Giorgio Soldati, dalla moglie Luisa e dalla figlia Chiara. Parenti lontani del grande scrittore, regista e giornalista piemontese Mario Soldati, che ancora oggi dimostrano al mondo come il nome La Scolca fu più che mai azzeccato.

Tra un calice di fresco Gavi di Gavi 2015 e un maestoso Soldati La Scolca d'Antan, Brut millesimato 2003, il direttore Corrado Cavallo disegna il profilo di un'azienda dinamica, al passo coi tempi, eppure così profondamente e inscindibilmente legata al territorio d'origine. Una produzione media annuale che si aggira attorno alle 520 mila bottiglie, di cui 8 mila (ed è proprio su queste che si concentra la nostra attenzione) finiscono sugli scaffali della grande distribuzione organizzata italiana. Fieramente. Già, perché in questo regno del vino di qualità le parole "supermercato" e "Gdo" non fanno paura. Anzi. "Siamo presenti dal 2008 costantemente in Esselunga - evidenzia Corrado Cavallo - all'interno dei punti vendita che hanno una cantina con vetrina per i vini di fascia superiore. Collaboriamo anche con l'Iper locale e con altre catene come Unes e Il Gigante". Con la Gdo, in particolare, La Scolca sta lavorando a un progetto di valorizzazione del proprio marchio all'interno del reparto vini. "Nella maggior parte dei supermercati - spiega Cavallo - gli angoli riservati all'enoteca sono un po' trascurati. Ma ultimamente sembra accresciuta la sensibilità nei confronti delle aree vini 'premium', dove vengono esposti vini di qualità superiore: zone dedicate in cui viene gestita con attenzione l'offerta al pubblico ma anche la rotazione dei prodotti, che non vengono più dimenticati lì, come abbandonati. E' nel nostro interesse consentire alle catene della Gdo, come per esempio Esselunga, con la quale stiamo affrontando seriamente il discorso, il reso di questi prodotti eventualmente rimasti invenduti e ormai 'vecchi': siamo noi i primi a cui importa offrire il vino migliore ai clienti, più che la catena stessa. E' dunque interesse mio portare via dallo scaffale un vino invenduto, fermo lì, continuamente esposto alla luce. Per la Gdo invece è una rogna organizzare il reso. Ma vista la sensibilità dimostrata, certamente arriveremo a un compromesso che vede al centro dell'interesse comune il cliente finale". Il progetto che La Scolca sta elaborando con la catena di Caprotti ha tutte le caratteristiche per costituire una rivoluzione nell'intero segmento. Oggi il reso del vino al produttore da parte della Gdo non è contemplato nel 90 per cento dei casi, a meno che non si verifichino problemi legati alla qualità. Il vino "vecchio", come è sotto agli occhi dei più esperti, viene posto in promozione a prezzi stracciati. L'ultimo esempio? Nelle scorse settimane, nel milanese, un noto gruppo della grande distribuzione ha stracciato il prezzo di un Vermentino (annata 2013) già di per sé di bassa qualità, sino a portarlo a un costo finale di 1,99 euro al consumatore.

E L'HORECA?
Ma il supermercato non finisce per svalutare il nome del produttore? E'un'idea sbagliata ormai, al giorno d'oggi ancora troppo diffusa: horeca prodotti di qualità, Gdo prodotti 'industriali'. Un assioma più che mai superato. "Il problema è la comunicazione esatta del posizionamento del prodotto - dichiara deciso il direttore Corrado Cavallo - e va detto che, sull'altro fronte, l'Horeca non aiuta certo noi produttori ad arrivare vicino al consumatore. Il nostro interesse è il consumatore, ricordiamolo! Alcuni vini di nicchia, paradossalmente, riscontrano sul mercato maggiore difficoltà rispetto a quelli di largo consumo. Il Gavi dei Gavi etichetta nera, prodotto simbolo de La Scolca, in realtà è sufficientemente diffuso in tutte le enoteche di medio alto livello. I nostri Riserva D'Antan, in un posizionamento del Metodo Classico che si assesta sui 35-40 euro a bottiglia, soffrono da un lato la limitatezza intrinseca della tiratura e, dall'altro, il fatto che per ovvi motivi sono destinati a un pubblico non vasto". Ecco dunque la Gdo. E il suo ruolo centrale anche per i produttori di grandi vini. "Abbiamo consumatori in tutta Italia - evidenzia Cavallo - che avrebbero piacere di comprarsi una o due bottiglie di prodotti come i D'Antan. Ma la spedizione ha un costo non irrilevante. E allora perché non venire incontro al consumatore, mettendo a disposizione tali etichette nei supermercati, che hanno una grande capillarità sul territorio? Il canale Horeca deve farsene una ragione: la verità sta in mezzo, i produttori sostengono dei costi e tenere la merce ferma in magazzino costa". Corrado Cavallo è un vulcano sull'argomento. E va ben oltre. "La Gdo - afferma - sarà il veicolo migliore per distribuire i vini anche alla ristorazione. La vera sfida per i produttori di vino sarà quella di dare valore al proprio prodotto, lavorando assieme alla grande distribuzione affinché la comunicazione del posizionamento sia corretta".

LA SCOLCA, IN ITALIA E NEL MONDO
Idee chiare, dunque, per questa cantina piemontese che esporta qualità Made in Italy nel mondo. Si parla di cifre importanti, come il milione di euro di giro d'affari nei soli Stati Uniti d'America, il mercato più forte per La Scolca. "Il più disposto a comprare vini importanti", per dirla con le parole del direttore Corrado Cavallo. Seguono la Germania, "Paese con un ottimo livello di cultura del vino", poi Russia, Inghilterra e Ucraina. E a catena un'altra quarantina di nazioni, in cui La Scolca si presenta sempre con una personalizzazione diversa, curata da Chiara Soldati. E in Italia? "In Italia fatichiamo più che all'estero - spiega Cavallo - perché siamo più costosi. Il 70% della nostra produzione finisce fuori dai confini nazionali, dove siamo molto valorizzati. A listino, il Gavi di Gavi si posiziona sui 15,10 euro e interessa il 25% totale delle nostre vendite. Ma all'estero una bottiglia viene venduta tra i 30 e i 40 euro". Un successo che si raggiunge solo grazie a solide basi. "Dire che è più importante la vigna che la cantina - sostiene il direttore Cavallo - sembra una frase fatta, ma è tuttavia il nostro credo. Un credo che ha dei costi. L'autodeterminazione è fondamentale per noi: essere cioè sia produttori sia vinificatori ci offre un vantaggio in partenza, in termini soprattutto di qualità". Le uve, provenienti dai vigneti di proprietà de La Scolca, vengono raccolte in cassoni della capacità di 15 quintali e trasportate da mezzi agricoli che compiono viaggi ripetuti dai terreni vitati alla cantina. I grappoli provenienti da diversi appezzamenti non vengono vinificati tutti assieme. Si cerca la perfezione e l'uniformità del prodotto finale, suddividendo il raccolto in differenti vasche. "Questo perché il vino è come i bambini - commenta Cavallo -. Non tutti crescono allo stesso ritmo. Ci sono bambini molto più alti di altri all'asilo, ma da adulti, poi, finiscono per essere grandi uguali. Le dinamiche di crescita dell'uva sono concettualmente le stesse e tendono a uniformarsi nel vino col passare del tempo. Pertanto lavoriamo innanzitutto sull'epoca di vendemmia delle varie vigne, cercando l'uniformità nella maturazione. E, in cantina, dopo l'assaggio, gli assegniamo delle etichette differenti". Un principio, questo, che è insito nella filosofia degli avi de La Scolca. Lo stesso Mario Soldati, sulle pagine di Vino al Vino, scriveva che "il fascino del vino" sta "nella sua vitalità irrazionale e sempre mutevole, non troppo diversa da quella di un organismo umano".

LA COMUNICAZIONE CORTESE
Nella chiacchierata fiume con il direttore Corrado Cavallo, non poteva mancare un focus sul vitigno Cortese. Un autoctono poco valorizzato nel Belpaese, forse anche per l'impostazione di una comunicazione del vino che, in Italia, è sempre più affidata a organismi quali i Consorzi. "Crediamo molto nel consumo privato del vino - dichiara Cavallo - che non sempre si riesce a spingere e favorire in maniera efficace. In Italia oggi assistiamo al fallimento del tentativo di creare domanda collettiva attraverso l'offerta. E' questo quello che stanno facendo i vari Consorzi: organizzare grandi eventi, in cui viene offerta una vasta gamma di prodotti. Così facendo non si stimola alcuna domanda e le varie manifestazioni organizzate rischiano di diventare fini a se stesse. Se i fondi necessari alla promozione del territorio fossero elargiti direttamente ai produttori - continua Cavallo - certamente assisteremmo al meccanismo inverso, ovvero a quello più diretto ed efficace per creare benessere sul territorio: la libertà d'iniziativa di cui godrebbe ogni singolo produttore porterebbe certamente a centrare l'obiettivo, ovvero il raggiungimento del consumatore finale, stimolando direttamente la domanda, senza più ricorrere a una sterile offerta collettiva". Ma non è tutto. "In questo Paese - conclude Cavallo - occorre ridare centralità al ruolo del contadino. Finché nella filiera che va dal produttore al consumatore gli sforzi e le rinunce saranno sempre e solo del contadino, che vede anno dopo anno risicato il proprio guadagno, il sistema sarà sempre squilibrato. E a perderci sarà sempre e solo la qualità finale del prodotto, in un pericoloso gioco al ribasso che, alla fine, non gioverà a nessuno".

Premio Alambicco d'Oro 2016 al nastro di partenza

$
0
0
Al via la raccolta delle adesioni per la 33ma edizione del premio Alambicco d’oro. A sfidarsi grappe e acquaviti prodotte su tutto il territorio nazionale suddivise tra grappe giovani, grappe aromatiche, grappe che hanno subito permanenza in legno aromatiche e non, grappe aromatizzate, acquaviti giovani, acquaviti aromatiche e acquaviti affinate in legno sia di vitigni aromatici che neutri. Giudici saranno i soci assaggiatori Anag (assaggiatori grappa e acquaviti) scelti sulla base di specifiche prove selettive effettuate nelle diverse associazioni regionali, al fine di garantire uniformità nel giudizio dei prodotti in arrivo da territori diversi, da nord a sud del Paese, con aromi e profumi specifici. Quest’anno il concorso oltre alle tradizionali medaglie Best Gold, Gold e Silver assegnerà due ulteriori premi: uno per la distilleria che otterrà il maggior punteggio tra grappe proprie e grappe prodotte per conto terzi e l’altro per la bottiglia più bella intitolato “il vestito della grappa” . In questo caso a giudicare non saranno gli assaggiatori Anag, ma giurati provenienti dal mondo del giornalismo e del design, estranei al mondo della distillazione. Il Premio Alambicco d’Oro è patrocinato dalla Camera di Commercio di Asti, dall’Istituto Nazionale Grappa e dalla Associazione Donne della Grappa. I vincitori del Premio Alambicco d’Oro 2016 saranno premiati in occasione del rinomato concorso enologico nazionale Douja d’Or, in programma ad Asti nel mese di settembre. Tra le regioni in gara curiosamente anche la Toscana, regione delle eccellenze vinicole che lo scorso anno si è aggiudicata ben 8 argenti ed un premio speciale. D'altronde dalle vinacce utilizzate per tali vini non potevano che essere distillate ottime grappe.

Radici del Sud, prime cento adesioni al XI Salone dei vini meridionali

$
0
0
A un mese dall'ultimo termine utile entro il quale far pervenire la propria domanda d'adesione, le iscrizioni a Radici del Sud hanno già raggiunto quota 100, testimoniando così il notevole interesse da parte delle Aziende produttrici verso la collaudata manifestazione che da oltre dieci anni propone sulla ribalta italiana e mondiale la particolare produzione di vino da vitigno autoctono meridionale, con grande successo di pubblico e di critica. La manifestazione andrà in scena a Bari, in Puglia, dal 7 al 13 giugno. Confrontando l’andamento dello scorso anno con l’attuale si delinea evidente un cospicuo aumento del numero delle cantine che parteciperanno a Radici del Sud 2016 e si invitano pertanto le aziende che desiderino partecipare a inviare con sollecitudine la documentazione necessaria, magari ben prima dell’ultimo giorno utile per aderire, ovvero il 10 aprile. Altresì la disponibilità per prenotarsi agli incontri btob con la più affermata compagine di buyer nazionali ed internazionali che presenzieranno all’evento sta terminando e a tal proposito è doveroso ricordare che comunque le Aziende potranno confrontarsi con gli operatori di mercato durante l’ultima giornata di Radici del Sud, quella dedicata dal Salone del Vino, quando il numero delle Cantine che parteciperanno col proprio banco di degustazione potrà essere più ampio. Gli organizzatori di Radici del Sud sono in questi giorni impegnati a definire i dettagli dei press tour che coinvolgeranno i giornalisti stranieri nella visita delle Cantine proprio nei loro territori; la novità di quest’anno è che sono previste strette collaborazioni con altri soggetti promotori di eventi enologici per incrementare un processo di condivisione di attività che rafforzi l’immagine e la capacità di penetrazione dei mercati del comparto vitivinicolo dei nostri territori, accorpando le significative esperienze e competenze dei protagonisti del settore. Ecco l'elenco delle prime cento cantine che hanno aderito: clicca qui.

In Abruzzo e in Sicilia il vino si degusta in treno

$
0
0
Il treno del vino è in partenza sul binario 1. Tutti in carrozza il 15 Maggio 2016 per una degustazione su rotaia a bordo di un treno storico che condurrà da Sulmona fino a Roccaraso lungo i binari della Transiberiana d'Italia, andata e ritorno. A partecipare all’evento, promosso da Movimento Turismo del Vino Abruzzo, Ferrovie dello Stato Italiane e dall'associazione Le Rotaie ci saranno 20 aziende vitivinicole abruzzesi. Un viaggio attraverso il Parco Nazionale della Majella con due soste, a Cansano e Palena durante l'andata e a Campo di Giove e Pettorano sul Gizio al ritorno per assaggiare i vini delle aziende partecipanti. Non sarà necessario portare alcun bagaglio, solo munirsi di calice e borsina alla partenza e, per chi lo desidera, acquistare il pranzo al sacco organizzato presso il Pratone di Roccaraso. La manifestazione, nasce come anteprima dell’ormai storico appuntamento ''Cantine Aperte'' in programma sabato 28 e domenica 29 maggio. Dal 1993, l'ultima domenica di Maggio, le cantine socie del Movimento Turismo del vino, da Nord a Sud, aprono le porte agli enoturisti dando la possibilità non solo di degustare ed acquistare il vino, ma anche di visitare le vigne, le cantine e di scoprire cosa c'è dietro questo mondo. Sullo stesso binario, si fa per dire, anche la Sicilia che dal 30 Aprile lancia il suo primo ''treno del vino'' che permetterà ai  visitatori e ai turisti di percorrere le pendici dell'Etna a bordo dell'automotrice a scartamento ridotto della Ferrovia Circumetnea, per inoltrarsi poi, con il Wine Bus, nelle strade del vino a scoprire le più belle cantine dell'Etna e i migliori vini locali attraverso degustazioni guidate.

Maremma Toscana Rosso Ciliegiolo Doc Nero su Bianco Le Chiantigiane 2014

$
0
0
Un rosso quotidiano che, nell'ambito della fascia prezzo in cui si posiziona, offre una facile e gradevole beva. Sotto la nostra lente di ingrandimento questa volta è finito il Maremma Toscana Rosso Ciliegiolo Doc vendemmia 2014 della linea ''Nero su Bianco'' del Consorzio Produttori Le Chiantigiane. La linea ''Nero su Bianco'', che comprende anche un Vermentino, nasce proprio con l'idea di sottoscrivere un legame virtuale tra produttore e consumatore. Le Chiantigiane siglano ''Nero su Bianco'' un ideale accordo di qualità che possono garantire grazie alla tradizione, all'esperienza e al lavoro dei soci. Vediamo come si presenta dunque all'analisi organolettica e se l'accordo è rispettato. Tappo sintetico tono su tono, nel calice il Ciliegiolo Doc Le Chiantigiane si presenta rosso rubino intenso, limpido e poco trasparente. Al naso non è estremamente  intenso con un profilo semplice giocato principalmente su note fruttate di ciliegia e frutti rossi, ma anche lievi sentori speziati. Al palato ha una discreta struttura,  è caldo e morbido. Il Ciliegiolo Doc Le Chiantigiane è un vino perfettamente equilibrato grazie alla nota fresca calibrata e ai tannini gentili ed eleganti. Il classico vino ''piacione'' che magari non guadagnerà i noti  ''bicchieri'', ma probabilmente otterrà quelli meno celebri della tavola quotidiana, dove tre bicchieri e forse più si svuoteranno con leggerezza nonostante la gradazione di 13% di alcol in volume peraltro non ''fastidiosa'' né dal punto di vista olfattivo né post bevuta. Si accosta a carni rosse, carni arrosto e anche a formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Ciliegiolo in purezza coltivate nella provincia di Grosseto da vigneti a cordone speronato di circa 20 anni siti nei comuni di Magliano e Montiano. Dopo diraspapigiatura soffice delle uve il mosto viene messo in fermentini per 8-10 giorni durante i quali subisce diversi rimontaggi per ottimizzare l’estrazione delle sostanze polifenoliche. La fermentazione avviene a temperatura controllata con affinamento in serbatoi di acciaio inox. Il Ciliegiolo Doc svolge anche la fementazione malolattica che conferisce ulteriore morbidezza ed eleganza. Il Ciliegiolo è un vitigno tipico della Toscana usato in passato soprattutto per tagli, per donare aromi fruttati e morbidezza e più recentemente ha iniziato ad essere vinificato in purezza in alcune doc. E' un vitigno atto a produrre vini morbidi e moderni che incontrano il favore di una grossa fetta di consumatori. Il Consorzio Produttori Le Chiantigiane è la più grande realtà cooperativa vitivinicola della regione Toscana. 15 milioni le bottiglie prodotte, 2500 ettari e 2000 soci conferitori, con una storia lunga 50 anni. Dagli anni 90 il Consorzio è sconfinato anche in Abruzzo, Umbria, Sicilia, Sardegna e Lazio. Sono presenti capillarmente nella grande distribuzione organizzata con cinquanta tipologie di vini e svariate filiere di prodotti, dai novelli, ai vini da tavola, ma anche vini di eccellenza che hanno ottenuto già alcune menzioni.

Prezzo pieno: 4,49 euro
Acquistato presso: Tigros

Torino, tutto pronto per i Roero Days alla Reggia di Venaria Reale

$
0
0
Domenica 20 e lunedì 21 marzo 2016 arrivano alla Reggia di Venaria Reale, Torino, i Roero Days. Una manifestazione che mira a dare risalto ai vini a denominazione Roero attraverso degustazioni, presentazioni e incontri ai quali parteciperanno alcuni dei più importanti critici italiani. I Roero Days saranno un momento importante sia per gli specialisti del settore che per il grande pubblico per conoscere a 360 gradi i vini della Docg Roero (a base Arneis il bianco e Nebbiolo il rosso). Si spazierà dalla degustazione delle ultime annate alle verticali, in grado di risaltarne le capacità di evoluzione negli anni. Sarà inoltre possibile conoscere le differenze tra i principali vini piemontesi attraverso gli assaggi comparati dei più significativi bianchi della regione e delle più importanti denominazioni a base Nebbiolo. In esposizione e in libera degustazione circa 250 vini di almeno 100 cantine della zona. In una sala dedicata ai singoli produttori, 40 tavoli di assaggio e di presentazione, dove il pubblico potrà informarsi direttamente a contatto con i titolari delle aziende. I laboratori di degustazione a pagamento saranno 10, con 40 posti a disposizione (tramite prenotazione) e 240 bicchieri a disposizione dei partecipanti. I ristoranti coinvolti nell'evento prepareranno 400 piatti al giorno. E a disposizione di tutto il pubblico ci saranno stuzzichini da accompagnare agli assaggi liberi.

Programma:
Domenica ore 11: Presentazione del volume Vent’anni di Roero di Davide Palluda
Domenica ore 11,30: Dieci Anni di Roero Arneis - 2004-2013
Domenica ore 13: Quindici Anni di Roero Riserva - 1996-2010
Domenica ore 14: Presentazione dell’e-book Wines of Roero a cura di Paolo Zaccaria
Domenica ore 15: Anteprima Roero Arneis 2015, presentazione Roero 2013 e Roero Riserva 2012
Domenica ore 16,30: I Nebbioli 2011 del Piemonte a confronto - Barbaresco, Barolo, Carema, Gattinara, Roero, Roero Riserva
Domenica ore 18: I Bianchi 2013 del Piemonte a confronto - Colli Tortonesi Timorasso, Erbaluce di Caluso, Gavi, Roero Arneis

Lunedì ore 11,30: Dieci Anni di Roero Arneis - 2004-2013
Lunedì ore 13: Quindici Anni di Roero Riserva - 1996-2010
Lunedì ore 14: Tavola rotonda L’identità della Docg Roero. Moderano: Cavallito & Lamacchia con Daniele Cernilli, Oscar Farinetti, Alessandro Masnaghetti, Roberto Racca, Ueli Schiess, il presidente del Consorzio di Tutela Roero Francesco Monchiero
Lunedì ore 15: Anteprima Roero Arneis 2015, presentazione Roero 2013 e Roero Riserva 2012
Lunedì ore 16,30: I Nebbioli 2011 del Piemonte a confronto - Barbaresco, Barolo, Gattinara, Ghemme, Roero, Roero Riserva
Lunedì ore 18: I Bianchi 2013 del Piemonte a confronto – Colli Tortonesi Timorasso, Erbaluce di Caluso, Gavi, Roero Arneis

L'Oltrepò pavese pronto a ''invadere'' la Russia

$
0
0
Grande fermento al Consorzio di Tutela Vini dell'Oltrepò Pavese reduce dal Prowein 2016 dove si è presentato con le sue eccellenze Pinot Nero e Metodo Classico intenzionato ad espandersi sempre più oltre i confini regionali e nazionali. ''Dobbiamo internazionalizzare vini e territorio un po' per scelta e un po' per necessità. I dati dell’osservatorio internazionale dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) attestano un consumo di vino calato del 6% nel 2014 a 20.4 milioni di ettolitri. Si è al minimo storico. I principali istituti di ricerca e statistica nazionali fotografano consumi interni sotto i 30 litri pro capite nel 2015, contro i 45 del 2007. Il vino italiano di qualità ha bisogno di diversificazione, di target e di mercati'' queste le parole di Emanuele Bottiroli, direttore e segretario del Consorzio, a Voghera News e a La Provincia Pavese.  Svariate le iniziative pianificate per perseguire questo ambizioso obiettivo che passerà  anche dalle profonda revisione dei disciplinari di produzione, già in atto con la collaborazione di Uiv e Università di Milano. A fine marzo sarà presentato il programma ''Oltrepò Export Academy'' al quale parteciperanno nomi illustri del mondo del vino italiano e internazionale. I produttori andranno a lezione di inglese tecnico, di marketing strategico, di tendenze anche in ambito packaging delle bottiglie, parteciperanno a degustazioni comparative per conoscere meglio i competitor sui mercati esteri e capire le evoluzioni dei gusti dei consumatori internazionali. ''Non basta più dire che il vino è buono perché così piace a noi e piaceva ai nostri padri, dobbiamo riflettere in cerchio sulle mutate abitudini dei winelovers, da quelli italiani a quelli che abitano dall’altra parte del mondo'', questa la presa di coscienza di Emanuele Bottiroli. Tra i paesi obiettivo del Consorzio anche i paesi dell'Est con i quali si stanno già muovendo i primi passi. In particolare, si è appena conclusa una tavola rotonda  al centro Riccagioia  (Centro di Ricerca Formazione e Servizi della Vite e del Vino) tra Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Comunità Montana e una delegazione di professionisti, diplomatici ed  investitori russi ed armeni per dare maggiore visibilità ai prodotti  e alle tradizioni dell'Oltrepò in un'ottica di possibili accordi economici.  ''Il dialogo avviato dovrà essere capillarmente esteso al sistema impresa territoriale, nella certezza che per andare lontano serve un grande gioco di squadra'' ha spiegato Michele Rossetti, presidente del Consorzio che ha scoperto durante l'incontro che è proprio il Pinot nero, del quale Oltrepò vanta la maggior superficie vitata, il vino preferito dal premier Vladimir  Putin. Mentre il Consorzio si augura di vendere presto il suo Pinot nero a Putin noi ci auguriamo che davvero gli sia gradito, non si possono mai prevedere le reazioni dello zar di ghiaccio.

Grappa trentina, Bertagnolli: "Ecco l'identikit del mastro distillatore del futuro"

$
0
0
Giovane, laureato o diplomato, esperto di prodotto, trentino. Potrebbe essere l'identikit del mastro distillatore 3.0. Quello del futuro. Se infatti la Grappa del Trentino, uno dei distillati più antichi al mondo, vanta tradizioni e storia secolari, oggi sono i giovani a fare la differenza e a tornare in distilleria per portare avanti un mestiere certo non facile, ma che sta riscoprendo un grande fascino, soprattutto anche grazie alla specializzazione che possono offrire le scuole superiori e università. E' quanto emerge da una recente analisi che l'Istituto Tutela Grappa del Trentino ha compiuto sui propri associati, 28 di cui 21 distillatori diretti, il resto imbottigliatori. "Non ci stupisce molto il dato in realtà - dichiara il presidente dell'Istituto, Beppe Bertagnolli, nella foto - perché negli ultimi anni abbiamo assistito da una parte a un graduale ritorno in azienda di giovani leve, dall’altro una richiesta di lavoro sempre maggiore da parte di giovani diplomati o addirittura laureati in discipline enologiche e chimiche, pronti a mettersi alla prova all'interno delle nostre distillerie". Il distillatore del nuovo millennio. Considerando che in Trentino la totalità delle distillerie vanta una storia di almeno 40 anni, il 50% di oltre 50 anni e il 25% ultracentenaria, i dati che spiccano sono quelli relativi al ricambio generazionale: oltre il 70 per cento delle distillerie infatti ha al suo interno un familiare sotto i 40 anni di età. L'inserimento dei giovani titolari in certi casi è già avvenuto anche sotto il profilo dirigenziale, circa il 60%. Ancora più interessante l'aspetto legato alla professionalità. Il 68% delle distillerie trentine ha al suo interno giovani specializzati nella produzione, mentre il 57 per cento ha assunto giovani negli ultimi dieci anni. Tra i ruoli maggiormente occupati dai giovani in distilleria ci sono quelli di tecnico, ma anche enologo o chimico, mentre l’80% delle imprese trentine che producono grappa ha un impiegato nel marketing sotto i 40 anni.

LE DISTILLERIE
Se fare grappa richiede ancora maestrie che si rifanno inevitabilmente al passato, anche se ormai con una tecnologia di elevata qualità e innovazione, i giovani impiegati delle imprese trentine hanno saputo investire anche sulla comunicazione moderna. Insomma, da una parte l’alambicco, dall’altra lo smartphone e i social network. Sono molte le aziende che al loro interno hanno una figura professionale che si occupa di comunicazione e più in particolare di social marketing. Tutte le distillerie sono dotate di un sito internet di nuova generazione, ma non finisce qui. Molte hanno un profilo Facebook, (una su due), mentre il 42% per cento utilizza anche Twitter. Altri social network, come Linkedin, Instagram e Pinterest, sono usati dal 23% delle aziende. L'Istituto di Tutela della Grappa del Trentino è nato nel 1960 con l’obiettivo di tutelare e promuovere il prodotto. Oggi conta 28 soci dei quali 21 sono distillatori e rappresentano la quasi totalità della produzione trentina ed ha il compito di valorizzare la produzione tipica della Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e di qualificarla con un apposito marchio d’origine: il tridente con la scritta "Trentino Grappa". Quello della grappa in Trentino è un settore di non piccolo conto, soprattutto se calato nell’economia locale. Ogni anno vengono prodotti in Trentino circa 10 mila ettanidri di grappa (circa il 10% del totale nazionale) vale a dire circa 4 milioni di bottiglie equivalenti (da 70 centilitri) distillando 15 mila tonnellate di vinaccia. Tre le tipologie principali di grappa prodotta: quella da uve aromatiche (40% del totale), quella destinata all’invecchiamento (circa il 35%) e quella da vinacce miste (circa il 25% della produzione). Il fatturato medio annuo che la grappa genera in Trentino è calcolato intorno ai 15milioni di euro per l’imbottigliato e 2 milioni di euro per quanto riguarda la materia prima.

I Nervi del Gattinara Docg: tour all'azienda vitivinicola "norvegese"

$
0
0
Ci sono storie di vino che passano pressoché indenni cataclismi e sfortune. Sino ad arrivare ai giorni nostri. Una di queste vede come teatro Gattinara. Poco più di 8 mila anime, in provincia di Vercelli. Siamo in Valsesia, alle pendici del Monte Rosa. In un piccolo Comune che dà anche il nome a un prestigioso vino ottenuto da uve Nebbiolo, il Gattinara Docg. Interprete storico di questo antico vitigno è la cantina Nervi. Ad accoglierci Claudia, che si occupa della parte logistica e anche delle visite. Mentre scendiamo nella parte storica dell'edificio, Claudia racconta che in Piemonte sono molto famose le Langhe, con Barolo e Barbaresco. Ma che non tutti sanno che anche in questa parte di Piemonte si producono degli ottimi vini. Non a caso la Cantina Sociale più antica d'Italia si trova ad Oleggio, Novara. Claudia spiega che Gattinara è da sempre una zona vocata alla viticoltura. Il suo passato è costellato da cataclismi, come una terribile grandinata, l'11 agosto 1905. Spazzò via tutto, viti comprese. I viticultori dell'epoca dovettero attendere almeno tre anni per cominciare a vedere il frutto del loro nuovo sacrificio. Fu proprio l'anno successivo a questo disastro, nel 1906, che Luigi Nervi costituì la Cantina. La parte più vecchia della cantina è quella da cui comincia il nostro tour. La parte storica dunque. Dove vasi vinari appartenenti a diverse epoche, tini tronco-conici, vasche in cemento del 900, convivono con le moderne vasche in acciaio installate nella parte più recente della cantina, ognuna destinata a produzione e invecchiamento di un particolare vino. Delle famiglia Nervi, tuttavia, non resta più nessuno dal 1975. Una storia complicata quella di questa cantina del Vercellese.

PASSATO E PRESENTE
Luigi Nervi ha avuto un solo figlio, Italo, morto prematuramente all'età di 62 anni, senza eredi. Italo ha lasciato l'azienda ai suoi dipendenti, che l'hanno portata avanti per circa 15 anni. Ma che purtroppo non hanno avuto la forza economica di fare gli investimenti necessari. La proprietà, nel 1991, passa così a Sitindustrie, azienda leader nel settore dell'acciaio. Per questioni economiche, anche Sitindustrie, nel 2007, ha dovuto vendere parte dei suoi rami d'azienda. Tra cui proprio Nervi, che era il suo fiore all'occhiello. Nel 2010 la proprietà è finita in mano a quattro norvegesi, personaggi di spicco del mondo dell'alta finanza. Tutti tranne uno, importatore di vini che è anche proprietario di due cantine in Francia. In Norvegia, ci spiega Claudia, "il vino è un culto". Ragion per cui i proprietari hanno voluto lasciare tutto com'era a Nervi. Rispettosi dello stile e dei dipendenti. L'enologo ha 52 anni: la sua avventura è cominciata qui, quando ne aveva solo venti. Merito dei norvegesi quello di introdurre nuove sperimentazioni, in particolare sui rosati e sull'utilizzo delle botti. Si è cercato di ricostruire la storia della Cantina e del Gattinara, finita per sbiadirsi nel tempo, tra tutti i passaggi societari. A Gattinara sono 13 le aziende operative per un totale di 104 ettari. E Nervi è una delle più grandi, con i suoi 30 ettari. Oggi produce circa 140 mila bottiglie annue di cui 40 mila di rosato di Nebbiolo che va fortissimo in Norvegia. Da solo, il Paese del Nord Europa assorbe circa 20 mila bottiglie. In Europa la Norvegia è non a caso il primo mercato di Nervi. Seguono Francia Inghilterra, Belgio Germania, Svizzera, ma anche Australia, Giappone, Stati Unit. In Italia Nervi distribuisce in Horeca e una parte irrisoria, circa 3 mila bottiglie, finisce in grande distribuzione organizzata. Con una delle loro etichette storiche, quella del Cardinale, principalmente presente sugli scaffali Coop e Ipercoop di Piemonte e parte della Lombardia. Ma ogni dirigente ha i suoi vezzi e l'amministratore delegato attuale ha fortemente voluto adibire una stanza della cantina a Museo. Claudia lo definisce "improvvisato", perché hanno comprato in blocco le bottiglie da un'enoteca a San Giulio. L'idea era quella di vedere l'evoluzione delle etichette e della denominazione stessa: sono esposte tantissime annate. Luigi Nervi ha richiesto la Doc nel 1967, l'anno successivo al Barolo, mentre la Docg invece è recentissima (1999). Tra le etichette notiamo "Riserva del titolare", prodotta fino agli anni 70. Poi, quando la legge lo ha consentito, Italo Nervi ha deciso di etichettare con il nome dei cru che a Gattinara sono veramente storici, alcuni citati nel 1200 come il Valferana. Sono presenti anche vecchie bottiglie della linea del Cardinale, quella attualmente in grande distribuzione. Raffigurano il cancelliere Mercurino d'Arborio di Gattinara, che fu Gran Cancelliere alla corte di Carlo V di Spagna nel XVI secolo. Si dice infatti anche che "Spanna", nome locale affibbiato al Nebbiolo, derivi da Spagna.

LA CANTINA
Nei vari locali ritroviamo stanze con botti di diverse dimensioni e diverse provenienze, alcune enormi, capaci di contenere 7600 litri. Tonneau a media tostatura che però non hanno convinto la proprietà, rilasciano troppi tannini gallici e sentori vanigliati che non vogliono nel loro prodotto. Vasche di cemento che, spiega Claudia, hanno dei grossi vantaggi a differenza dell'acciaio: "Il cemento è microporoso, rivestito da una speciale resina che consente comunque una micro ossigenazione. Il vino non si ossida ed il prodotto è molto sano e pulito". Negli anni Ottanta molte cantine si sono convertite all'acciaio, le vasche di cemento sono state sostituite e anche Nervi ha seguito questa linea, ma alcune sono rimaste in quanto incastonate nell'edificio come colonne portanti. L'alternativa, scherza Claudia, "sarebbe stata quella di abbattere l'edificio, invece sono rimaste e sono addirittura utilizzate". Poi ci accompagna nella vasta zona logistica, le bottiglie sono adagiate su placche che Claudia benedice, con i cestelli era un disastro quando se ne rompeva qualcuna: "Sono una grande invenzione - spiega - possono supportare fino a 5 bancali sovrapposti". Risaliamo nella zona moderna dove ci sono vasche d'acciao a temperatura controllata utilizzate principalmente per il Gattinara base, i rosati e Coste della Sesia. I cru vanno tutti in legno, anche se tutto il Gattinara fa comunque legno. "Il Cardinale destinato alla grande distribuzione - spiega Claudia - non è un prodotto di serie B, è solo una questione di etichette". Ci spostiamo dunque verso la sala degustazioni, attigua a un altro locale adibito a museo. Qui è possibile vedere le foto dei vigneti, in particolare Molsino e Valferana. Ci sono scatti risalenti al periodo antecedente la grandinata del 1905, quando a Gattinara era tutto vitato: 600 ettari contro i 104 attuali. E poi foto della famiglia Nervi. E una vetrinetta con bottiglie particolari di Gattinara. Claudia ci mostra un fiaschetto che a noi sembra quello del Chianti , ma che qui hanno scoperto fosse in uso per il Gattinara. Una vecchia bottiglia di un vino volutamente "Nebiolo", un Gattinara del 1964 comprato sfuso e imbottigliato dai Marchesi di Barolo e una mappa catastale dei vigneti di Gattinara scoperta recentemente, che risale al periodo Napoleonico. Gattinara faceva parte dell'impero francese, stupefacente osservarne i dettagli, considerato che all'epoca non esistevano satelliti.

LA NOSTRA DEGUSTAZIONE
Il primo prodotto che vogliamo degustare è il rosato di Nebbiolo. Il tappo è a vite, ci lascia un po' perplessi, ma Claudia sostiene con fermezza che in Norvegia è un must. L'etichetta è molto particolare, disegnata appositamente da un artista norvegese, anche se è stata molto criticata perché considerata triste e lugubre. Sempre parlando di rosati, Claudia spiega che il Nebbiolo si presta molto ad essere così vinificato, cosa che fanno anche i vicini di Ghemme e Boca, con ottimi risultati. Il prodotto è molto fresco, da bere giovane, il colore è molto chiaro perché il contatto sulle bucce è volutamente breve. Il Gattinara invece è un prodotto completamente diverso. Si presta molto all'invecchiamento, ma non va confuso con il Barolo. Va apprezzato per la sua tipicità, anche perché qui ci sono cloni leggermenti diversi. Tra le annate che degustiamo, 2010 e 2011, notiamo leggere differenze di colore. "Dipende molto dalle annate - evidenzia Claudia - e addirittura dai vitigni, tra Molsino e Valferana ci sono grosse differenze, hanno differenti esposizione". Le vigne sono relativamente giovani, hanno tra i trenta e i quarant'anni, e i terreni sono un mix di argilloso per il 25 per cento. Poi porfidi di origine vulcanica, di colore rossiccio molto carico di ferro: Molsino è più granitico, Valferana più raffinato. E le caratteristiche del terroir si sentono tutte nel calice. La nostra visita si conclude e lascia domande irrisolte. Chissà cosa sarebbe accaduto se la famiglia Nervi fosse stata ancora in vita? Chissà se Italo Nervi, con un nome così patriottico, avrebbe mai potuto immaginare un futuro norvegese per la sua azienda?

 

Slow Food e Ais Veneto insieme per Asolo Wine Tasting

$
0
0
Una giornata per scoprire i segreti che rendono unici i vini dell'Asolo Montello: dalla tutela della biodiversità al recupero di varietà e tradizioni antiche. Domenica 8 maggio torna Asolo Wine Tasting, la quinta edizione dell'evento organizzato dal Consorzio Vini Asolo Montello dedicata alla valorizzazione dei vini del territorio. L'appuntamento è nel borgo medievale di Asolo (Treviso), all'interno della Sala Comunale di Palazzo Beltramini, dalle 10.30 alle 20:00 con la collaborazione di Slow Food e di Ais Veneto. Nella giornata di domenica 8 maggio, tra i banchi di assaggio dei produttori partecipanti, i visitatori potranno scoprire attraverso i vini, tutti i segreti di questa zona vitivinicola. In particolare si potrà scoprire l'attenzione nella tutela della biodiversità: i Colli di Asolo e del Montello sono luoghi integri, dove convivono boschi e fonti d'acqua, dove oltre alla coltura e la cultura della vite ci sono altri prodotti agricoli come patate, mele, ciliegie, piselli, fagioli e altri presidi di eccellenze gastronomiche. Si potrà conoscere inoltre l'Asolo Prosecco Superiore Docg nelle sue diverse versioni, in particolare l'Extra Brut - Asolo è l'unica denominazione nel panorama del Prosecco che può definire la tipologia Extra Brut nelle bottiglie prodotte con la Docg - ed il ColFondo - il Prosecco rifermentato in bottiglia e senza sboccatura, come da tradizione di queste zone. Non solo, tra gli stand anche i vini prodotti in seguito alla ricerca sui lieviti autoctoni del territorio. L'evento è aperto al pubblico. Il costo della degustazione dei vini sarà di 10 euro, comprensivo di tasca e bicchiere souvenir.

Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc Borgo San Michele, C.p.t. Cons. Prod. Tipici Srl

$
0
0
Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi un altro vino campano. E' il turno dell'affascinante Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc 2012 della linea Borgo San Michele, prodotto e imbottigliato dalla cantina C.p.t. Cons. Prod. Tipici Srl di Montefusco, Avellino. Una selezione di vini campani curata dall'enologo Antonio Pesce, che finisce sugli scaffali di diverse catene della grande distribuzione
organizzata italiana. Nel calice, Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc 2012 Borgo San Michele si presenta limpido e trasparente, di un rosso rubino accesso, sgargiante. Intenso al naso e di complessità sottile, regala note floreali di viola mammola e frutta matura a bacca rossa. Lo spettro olfattivo si allarga anche a terziari speziati di liquirizia, in un sottofondo minerale. Al palato, Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc 2012 Borgo San Michele colpisce per l'ottima sapidità, che rende i ritrovati sentori fruttati e speziati ancora più affascinanti. Manca forse solo un po' di corpo per poter considerare più che equilibrata la beva, ma l'alcolicità calda e la piacevole avvolgenza regalano comunque un palato di tutto rispetto per la fascia prezzo del prodotto. Intenso anche il retro olfattivo: una volta deglutito il vino lascia una scia mediamente fine, sufficientemente persistente (verso la sapidità). Maturo lo stato evolutivo della vendemmia 2012, che abbineremmo a piatti elaborati di carne (primi e secondi, senza tuttavia spingersi nel campo minato della selvaggina) e a formaggi stagionati, saporiti.

LA VINIFICAZIONE
Come da disciplinare della Doc, il Lacryma Cristi del Vesuvio Rosso 2012 Borgo San Michele è ottenuto dalla vinificazione in purezza di uve Piedirosso, note anche col nome di Palombina o Palummina e localmente chiamate "Per' e Palummo". I vigneti di provenienza sono quelli dell'area della Doc, alle pendici del Vesuvio, in provincia di Napoli. Terreni di chiara origine vulcanica quelli dove affondano le vigne, allevate a cordone speronato con una resa di 90 quintali per ettaro. La raccolta avviene in maniera manuale, nella seconda decade di ottobre. Per evitare fermentazioni indesiderate, i grappoli vengono riposti in cassette di peso non superiore ai 20 chilogrammi. Giunta in cantina, l'uva che darà vita al Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc Borgo San Michele viene macerata a freddo e sottoposta a una pressatura soffice. La fermentazione avviene a temperatura controllata e il mosto riposa in botti di rovere per 6 mesi. Il vino viene dunque commercializzato, dopo un ulteriore maturazione in serbatoi di acciaio inox e 3 mesi di affinamento in bottiglia.

Prezzo pieno: 8,94
Acquistato presso: Carrefour
Viewing all 260 articles
Browse latest View live